“Per tutta la vita ho provato il desiderio di sentimi all’unisono con grandi masse di uomini, come deve essere per chi fa parte di una folla entusiasta. Il desiderio è stato spesso così forte da indurmi ad ingannare me stesso. Sempre l’intelletto scettico, quando più avrei desiderato che tacesse, ha mormorato i suoi dubbi, mi ha tagliato fuori dai facili entusiasmi e mi ha trasportato in una solitudine desolata. Durante la guerra, pur collaborando con quaccheri membri del movimento della resistenza passiva e socialisti, pur essendo pronto ad accettare l’impopolarità e le noie che sempre accompagnano chi sostiene attivamente opinioni non gradite a tutti, non esitavo dal dire ai quaccheri che, secondo me, molte guerre storiche sono state giuste e ai socialisti dicevo che temevo l’instaurazione della tirannia dello Stato. Gli uni e gli altri mi guardavano di traverso e, pur accettando il mio aiuto, non mi consideravano uno di loro” (Autobiografia, pp. 51-52, vol 2).
Il passo citato dall'Autobiografia di Bertrand Russell è tratto da: Torneranno di moda gli intellettuali indipendenti?
Ed. orig. Bertrand Russell, Autobiography, London, Routledge, 1998, pp. 260-261.
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