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Perché lo Stato si occupa di cultura?

 Ogni rappresentazione è rappresentazione di stato

(Carmelo Bene, Vita di Carmelo Bene)

"Dario Franceschini ebbe la pessima idea di mutar nome al “Ministero per i Beni e le attività Culturali” chiamandolo: “Ministero della Cultura”, nome che ricorda l’omonimo Ministero fascista (Min.Cul.Pop). Occorre quindi una riflessione. Già il nome precedente presentava dei problemi in relazione alla sua seconda parte: attività culturali. Perché dovrebbe esserci un Ministero che si occupa di ciò che tutti fanno: cioè le attività culturali? Per conformarle ideologicamente? Per fare ancora di più mercato? Per addomesticarle? Per autocelebrarsi? Per far finta di indicare le “tendenze in atto”? Si può essere arbitri e giocatori nel contempo?

È corretto? Ha senso? Quando leggo un libro a casa mia sto facendo un’attività culturale, e così quando vado al cinema o a teatro e persino quando scelgo quale ristorante, perché il cibo è sempre un fattore culturale. Cosa ci sta a fare il Ministero con la cultura? A dare pagelle ad attività culturali ritenute migliori di altre? A imporre proprie attività culturali? Per tentare (vanamente) di fare concorrenza alla televisione, ai giornali, alle aziende culturali, agli innumerevoli Festival che affliggono l’Italia, alla società nel suo complesso nel produrre eventi culturali più o meno riusciti? E chi lo decide se sono riusciti o meno? Per conferire bollini blu di cultura doc o dop?..."

L'art. di Giacomo Maria Prati, Abolire il Ministero della Cultura. Perché lo Stato si occupa di cultura? segue QUI.

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