"George Steiner si considerava – non del tutto a torto – l'ultimo intellettuale. A caratterizzarlo, in apparenza, era prima di tutto l'amore per il libro e per la cultura “alta” nelle sue varie forme, nella certezza che la grande letteratura, la grande arte, la grande musica, la grande filosofia avessero da dirci qualcosa su di noi, su ciascuno di noi e sulla nostra civiltà. A sostenere il suo sguardo critico era una enorme erudizione, la conoscenza delle lingue: era nato a Parigi, figlio di un banchiere, aveva studiato negli Stati Uniti, dove era fuggito, perché ebreo, e in Inghilterra. Oltre che in inglese e in francese, si vantava di poter tenere conferenze (e di fare l'amore, come ha raccontato con autoironia in I libri che non ho scritto, 2008) anche in tedesco (compresa la variante Schweizerdeutsch, almeno per quanto riguarda l'amore) e persino in un forbito italiano, dove riaffioravano reminiscenze colte: per lui l'“anima” era l'“alma” e il “postino” diventava “postiere”..."
Il seguito di George Steiner. Perché la bellezza non ha salvato il mondo? su Doppiozero.com.
La notizia sul sito del "Guardian".
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