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Un buon esempio di autodenuncia ironica

Mi autodenuncio: sono il mostro di piazza Cavour. Ho due figli che giocano a palla in piazza, una cana che pascola in piazza, passo in bici dalla piazza almeno due volte al giorno (per andare a lavorare al mattino e per tornare a casa di notte). Insomma, sono un illegale, un clandestino, un criminale. Faccio tutte le cose terribili che sono vietate (tranne una, di cui diremo dopo) in piazza.
Per questo subisco i settimanali blitz dei vigili urbani che piombano in borghese sui trasgressori e multano (a suon di 100 euro a botta) chi non tiene il cane legato e con la museruola mentre fa pipì e altro (subito rincorso dal padrone con sacchetto porta-altro): subisco anche la minaccia di veder riportata la mia cana al canile, qualora io venga trovato in colpevole non possesso dei suoi documenti di identità (capito sì, bisogna girare con i documenti di identità del cane: l’Apocalisse è vicina). 
Bici, figli e guinzaglio. Io sono il mostro dei giardini Cavour, di Alberto Infelise segue su Lastampa.it, Torino.

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