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Un'ipotesi sulla mancanza di ricambio del ceto dirigente in Italia

[...] in Italia i capi beneficiano di un sovrappiù - di un anomalo e perverso sovrappiù - di deferenza, di rispetto, di gratitudine. Una sorta di intangibilità, che fa apparire tradimento quella che altrove sarebbe giudicata una normale e fisiologica competizione fra gruppi e generazioni. Ma da dove deriva tale sovrappiù? Come siamo arrivati, un po’ tutti, ad esitare di fronte all’eventualità di intraprendere certe battaglie?

La risposta è che in Italia si va avanti per cooptazione. Anche chi va avanti con pieno merito, in genere può farlo solo perché qualcun altro - il «capo» - a un certo punto ha dato disco verde. Ha chiamato. Ha promosso. Ha coinvolto. Ha incluso. Ha ammesso nel clan, nel gruppo, nella rete, nel «cerchio magico». A quel punto è naturale per il cooptato maturare un senso di riconoscenza, di fedeltà, di lealtà, che gli fa percepire ogni possibile battaglia futura come un tradimento, una manifestazionedi ingratitudine.

[Le frasi in neretto sono a cura della scrivente]

Leggi l'intero articolo di Luca Ricolfi L'incapacità di ricambio di leader, sul quotidiano La stampa on line, 27 maggio 2012

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